Intendiamoci: i centri sociali sono ancora vivi e vegeti. Dai cambiamenti climatici alle trivellazioni, dalle battaglie contro il ‘terrorista’ Erdogan fino all’attivismo sul fronte del no alle grandi navi piuttosto che a difesa dei senza fissa dimora, i fronti che vedono impegnato questo pezzo di area antagonista sono molteplici.
Ma quale antagonismo politico esprimono oggi, a livello locale, i centri sociali?
Sia a Padova che a Venezia i due attuali sindaci, Massimo Bitonci e Luigi Brugnaro, hanno svolto e vinto le loro campagne elettorali tenendo strumentalmente nel loro mirino proprio i centri sociali, accusando il centrosinistra di averli sempre protetti e coccolati, anche quando volavano sampietrini e non ci risparmiavano i ciclici tafferugli, perlopiù contro gli storici nemici forzanovisti. Alla fine, la demonizzazione dei centri sociali si è rivelata, tanto per Bitonci quanto per Brugnaro, una delle carte indiscutibilmente vincenti nella loro corsa a primi cittadini.
Oggi, però, le cose sembrano stare in modo diverso.
Venezia. 17 giugno 2015: tre giorni dopo il trionfo fucsia, tre figure di punta come Tommaso Cacciari, Marco Baravalle e Michele Valentini, firmano sulla piattaforma globalproject.info (punto di riferimento per il ‘mediattivismo indipendente’), un editoriale dal titolo: “Il sacco della Laguna. L’affarista, il magistrato, i movimenti”.
I passaggi sono abbastanza eloquenti: “…le urne consegnano la Città in mano all’imprenditore-affarista Luigi Brugnaro…. “. ”…Ha vinto questo Berluschino in saòr, amico fidato di quello vero e del suo galoppino Brunetta…”. “…L’ abbiamo già detto come Brugnaro rappresenti il partito degli affari e dei poteri forti, un partito potente che nel caso delle elezioni a Venezia decide di bypassare di fatto la politica entrando direttamente in gioco…. Eppure, una grande verità è stata pronunciata – ironia della sorte – dalla bocca del neo-sindaco affarista: la vera ed unica opposizione sociale in città è rappresentata dai centri sociali…”.
Dopo quell’editoriale, il silenzio. O, meglio, a queste parole che facevano presagire un’opposizione critica di alto tenore al Berluschino in saòr, sta seguendo una fase dormiente. Una fase peraltro ben assecondata dallo stesso Brugnaro che in tutti questi mesi, nemmeno in occasione del raid vandalico degli anarchici a Venezia, si è minimamente pensato di gettare la croce addosso anche ai centri sociali. Cosa del tutto corretta ma che se fosse accaduta qualche mese prima avrebbe strumentalmente trovato il primo cittadino pronto ad imbracciare il lanciafiamme per cancellare dalla faccia del Comune ogni traccia, appunto, di antagonismo. Indipendentemente dalla sua natura.
La pax, se mai c’è stata vera guerra, si è sancita in occasione dell’accordo tra sindaco e Cooperativa Caracol per l’accoglienza all’interno del centro sociale Rivolta di 34 persone senza fissa dimora, al posto delle 24 degli anni scorsi: “Il servizio sui senza fissa dimora affidato al centro sociale Rivolta – queste le parole di Brugnaro – continua e anzi sarà potenziato. Abbiamo deciso di limitarlo ai mesi invernali, quando ce n’è più bisogno. Certo che il centro sociale dovrà rispettare le regole: se fai delle operazioni commerciali devi avere le autorizzazioni per farlo”. (La Nuova Venezia – 11 novembre 2015).
La bontà dell’iniziativa è fuori discussione. Tanto per capire però come cambiano i tempi, vale la pena di ricordare che nel 2002 gli allora capigruppo di Forza Italia e AN, Renato Brunetta e Raffaele Speranzon, ci andarono giù pesanti con la Caracol. In una ormai celebre conferenza stampa a Ca’ Farsetti sostennero che Tommaso Cacciari era socio della cooperativa sociale e che aveva senso parlare di ‘parentopoli’, visto che la Caracol riceveva finanziamenti dalla Giunta (l’allora sindaco era Costa) di cui faceva parte il padre Paolo. In tutta risposta Cacciari padre e Cacciari figlio presentarono querela. Il PM Tavernesi appurò che Tommaso Cacciari non fu mai amministratore o socio di quella cooperativa. Raffaele Speranzon venne condannato a 700 euro di multa e a 6.000 euro di risarcimento a Paolo Cacciari, il quale decise li devolverli in beneficenza alla Caracol per portare avanti il progetto a sostegno dei senza fissa dimora.
Brunetta immune, vale ancora la pena di ricordare che venne portato in tribunale anche l’allora redattore del Gazzettino, Silvio Testa, accusato di aver riportato sulla stampa quanto dichiarato nella conferenza stampa. Testa venne assolto ma, strani scherzi del destino, oggi è uno dei leader della protesta no grandi navi, a stretta distanza con Tommaso Cacciari.
Insomma, i tempi cambiano. Chissà cosa pensa oggi Brunetta, coscienza politica di Brugnaro, della Caracol e dei centri sociali. Però, si sa, passata la campagna elettorale-gabbato lo santo. E chi si è visto, si è visto: la sensazione è che l’anima commerciale possa mettere, in chiave di autorizzazioni cui il sindaco-imprenditore ha fatto riferimento, tutti d’accordo. Insomma, l’antagonismo politico può attendere, in nome di un reciproco interesse: se i centri sociali non faranno troppo casino in città (cosa che rientrava nella normale amministrazione ai tempi del centrosinistra) potranno proseguire tranquilli con le loro attività e le loro iniziative. Al tempo stesso, Brugnaro non sarà costretto ad usare il pugno duro per evitare di essere accusato di debolezza contro i suoi acerrimini nemici di campagna elettorale.
Padova. Qui la situazione sembra addirittura sedimentata. Pochi giorni fa il sindaco Bitonci, in risposta ad un’interrogazione del consigliere comunale e segretario provinciale del PD, Massimo Bettin, ha dichiarato che “in un modo o nell’altro, la situazione del centro sociale Pedro verrà regolamentata. O lì, cioè nell’immobile di via Ticino occupato dal 1987, o altrove. Ho di recente incontrato i ragazzi del Pedro proprio vicino al centro sociale occupato. Abbiamo chiacchierato un po’ e ci siamo trovati d’accordo su molte cose. Capisco che questo fatto, cioè che un sindaco leghista cerchi un’intesa con un gruppo della sinistra estrema, possa dare fastidio a qualcuno. Magari proprio al PD. Ma tant’è: nessuno scandalo. Le porte del Comune, come noto, sono aperte a tutti”. (Corriere del Veneto – 11 gennaio 2016)
Sempre nello stesso pezzo, le nuove leve del Pedro che hanno avvicendato Max Gallob non hanno mancato di rivolgere a Bitonci un cortese messaggio di risposta: “Relativamente ad alcuni temi e decisioni ci continueremo a battere contro Bitonci ma va dato atto che ha fatto quello che il Partito Democratico per vent’anni non ha fatto preferendo non parlarci né considerarci. Il PD ha sempre preferito rimanere sordo alle nostre istanze, costruire muri, emanare ordinanze sulla sicurezza, svuotare il centro storico dai giovani, non garantire le condizioni degne di accoglienza per i migranti”.
Peccato che in questi stessi giorni, malgrado la promessa di tenere alta la guardia contro Bitonci, da parte del Pedro non ci sia stata la minima levata di scudi in merito alla vicenda della Fiera delle Parole, che il sindaco vuole cancellare dalla città, malgrado il successo e lo spessore dell’iniziativa. Addirittura Bitonci ha stilato una lista di proscrizione, da Corrado Augias a Ezio Mauro: praticamente un foglio di via. Come annuisce Massimo Bettin, i centri sociali restano silenti e sono praticamente spariti in nome di un patto di non belligeranza col sindaco. Loro intanto, sempre dalle pagine di globalproject.info, respingono ai mittenti ogni ipotesi di patto con Bitonci e mettono sotto accusa i giornalisti, le loro ‘vene scandalistiche’ e i loro ‘tabloid da quattro soldi’.
PD. Sotto accusa, sulla linea Venezia-Padova, è principalmente il Partito Democratico, diventato praticamente un pungiball col quale si allenano all’unisono Brugnaro, Bitonci, Tommaso Cacciari (storico il suo tweet del 14 giugno a commento della sconfitta veneziana, con quel ‘di merda’ riferito al centrosinistra di marca piddina) e tutti i centrosocialisti. Indiscutibile l’alleanza di questi due fronti nel voler affossare i dem, spalleggiandosi l’un l’altro.
Al PD e a tutti i suoi antenati si possono indubbiamente rimproverare alcune cose, legate a più di qualche chiusura di occhio sulle attività dei centri sociali. Al tempo stesso però le prese di distanza dagli episodi violenti di un tempo che non è lontano ma che, alla luce dello scenario odierno, pare passato, fanno impallidire i Brugnaro e i Bitonci di oggi. Il centrosinistra ha governato Venezia e Padova in anni in cui la tensione scaricata dai centri sociali era decisamente sostenuta. Anni in cui il centrosinistra, nella formula del polo rossoverde, ha ondeggiato tra lavoro di mediazione politica e strappi interni, per gestire nel modo migliore il fronte antagonista. Non era un gioco da ragazzi.
Oggi di antagonismo politico-locale pare resti ben poco: i centri sociali non affondano più e, per non affondare, restano in superficie trovando facili punti di condivisione gestional-commerciale con l’imprenditore ed il leghista pasdaran, ben lieti questi ultimi di evitarsi battaglie sfiancanti e del tutto inconvenienti. L’unica cosa che conviene è essere tutti contro il PD.
Viene da pensare che per uscire da morse di questo genere, in generale, al PD non rimarrebbe che una scelta: diventare più antagonista. Nel senso di abbandonare quella strisciante tendenza nell’essere filo-governativi anche quando si è all’opposizione.
Ma questa è un’altra storia…
Link a contenuti citati:
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/il-sacco-della-laguna-laffarista-il-magistrato-i-movimenti/19204
http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2006/06/13/VM1VM_VM102.html
http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2008/11/19/VM2PO_VM203.html
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2016/11-gennaio-2016/cso-pedro-svolta-bitonci-tempo-regolamentazioni-2302436900774.shtml
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/padova-lo-scoop-i-patti-segreti-il-centro-sociale/19785