Renzi a Venezia. Il prezzo del Patto con Giggi il bullo.

brugnaro-arrabbiatoPersino Donald Trump, dopo essere diventato presidente degli USA, si è dato una calmata. Lui invece no: più va avanti nella sua avventura da sindaco e più Luigi Brugnaro assume le sembianze di un hooligan. Mancano ancora 3 anni e mezzo prima della fine del suo mandato: con un po’ di impegno, pure Genny ‘a carogna può diventare un traguardo politico a portata di mano. O di pugno. Per il momento Giggi il bullo, anni 55 segno della Vergine (come i sondaggi, pure l’astrologia sa sbagliare), si esercita nella categoria ‘studenti medi’.

Una jungla, questa, pericolosissima. Popolata di ragazzi dai 14 ai vent’anni che, invece di scegliere una vita sana trascorrendo l’autunno sui monti con le chitarre e i pantaloni alla zuava, vanno in giro per le città a propagandare il NO al referendum costituzionale. In un’occasione persino con i fumogeni e con lo striscione “Renzi e Brugnaro: la generazione ribelle vi seppellirà”. Brrrr.

“Vincenzo De Luca è folkoristico, ma questi fanno sul serio. Adesso li sistemo io”: questo deve aver pensato Brugnaro, perché altrimenti non si spiega come possa essergli partito l’émbullo di fronte a tale Niccolò Onesto (anni 20. Leone, al di là del segno zodiacale). Quando infatti lo studente ha preso la parola per fare una domanda (l’occasione era quella di un incontro pubblico con il mondo della scuola dedicato alla Città Metropolitana) il Bullo ha riconosciuto nell’Onesto il volto del serial killer del suo futuro: ribelle, votante NO e pure seppellitore.

A Giggi, a quel punto, non è rimasto che disseppellire l’ascia che c’è in lui (come il video testimonia): “Ne parliamo fuori, vieni. Andiamo”. Si è alzato dal tavolone con il guizzo felino del boxeur che non vede l’ora di guadagnare il centro del ring. Ma quando pure l’Onesto ha deciso di levitare con calma olimpica dagli spalti dell’auditorium, accettando la sfida e portandosi appresso il suo popolo ribelle, Giggi è sparito di scena. Qualcuno giura che si sia involato a gambe levate verso il palazzetto dello sport per la partita della sua Reyer, dove poter concludere la sua giornata da hooligan, stalkerizzando possibilmente arbitri e giocatori.

Tutto questo accade a due giorni dalla stipula del Patto per Venezia con Matteo Renzi: un format, accompagnato dal jingle di monete sonanti, che gira in tutta Italia a beneficio di telecamere, taccuini e dell’Italia che ce la fa. Insomma, un ricco marchettone elettorale per il SI’ al referendum, visibile pure con l’occhio nero.

La cosa bella è che uno dei mantra di Renzi per convincere gli italiani a votargli la riforma costituzionale è proprio quello del cambiare per garantire un futuro migliore “ai nostri figli”. Pure a quelli bullizzati dal sindaco di Venezia che firmerà il marchettone?

Poi dici che i giovani, quelli che andranno a votare, sono tendenzialmente orientati sul NO? E c’è da crederci, anche se i sondaggi sbagliano. Come fanno gli occhi, mediamente aperti, di un ragazzo normale a vedere vita in politici che giustificano e riducono a cabaret le parole piene di spirito mafioso di De Luca o che chiudono ambo gli occhi di fronte all’arroganza bullista del primo cittadino fucsia?

In queste ore lo stato maggiore del PD veneziano, occupato nel riempire la sala dell’ex cinema mestrino dove Renzi terrà il suo comizio, non solo tace ma addirittura si spinge, in alcuni casi, ad elogiare Brugnaro per aver lavorato in coerenza con la piattaforma di interventi votata in Consiglio comunale sotto la spinta delle proposte del centrosinistra.
Il tempo in cui sentiremo dire da qualche cittadino distratto che “Brugnaro è del PD” non è lontano.

C’è da chiedersi quale prezzo, in termini di civiltà, sia necessario pagare in nome della governabilità e del bene comune. C’è da chiedersi davvero se questo ‘nobile’ azzeramento delle differenze, che accoglie in modo ossequioso accozzaglie di bulli, lobbisti e arroganti, sia davvero il cartello ideale per il futuro dei ‘nostri figli’.