VENEZIA, 2015: SPARISCE LA FESTA DE L’UNITA’. TRABUCCO: “ABBIAMO PERSO LA NOSTRA ANIMA POPOLARE”.

Sì, d’accordo, “la decisione venne presa ancora alla fine dello scorso anno e non è legata al risultato delle elezioni comunali: non ci sarebbe stata comunque”.
Certo che sapere che questa estate 2015 segna il definitivo De profundis per la Festa de L’Unità a Venezia e Mestre, fa un certo effetto. Soprattutto se un amico qualche giorno prima ti scandisce nelle orecchie ‘SONO STATO ALLA GRIGLIATONA DI BRUGNARO A SAN GIULIANO E SEMBRAVA DI STARE ALLA FESTA DE L’UNITÀ !’.

Detto che sono tutti bravi (o no?) a riempire un capannone di gente offrendo carne e prime consumazioni gratis, il contrasto è indubbiamente forte. La Festa cittadina del partito, quella che in tempi recenti si teneva al campo sportivo comunale di Zelarino, è stata infatti cancellata. E anche delle Feste di zona (fino a poco tempo fa resistevano ancora Catene e Campalto) non è rimasta più nemmeno l’ombra.
Nel suo genere è un fatto abbastanza storico.

2014: la locandina dell'ultima Festa dell'Unità cittadina.
2014: la locandina dell’ultima Festa de L’Unità cittadina.

Niente più grigliate insomma. Niente patate fritte e birre spinate. Niente più musiche gentilmente eseguite da gruppi dai nomi folk: Orchestra Marino Bandana, Gli Incolti, Angela & Friends, Tony Vattelapesca. Addio a lotterie, tornei di carte, ruote numerate, gioco dei tappi e pesci rossi da vincere a colpi di palline da ping pong. Agli archivi della memoria pure i dibattiti sul ‘da dove veniamo?-chi siamo?-dove andiamo?’. Stop agli chef tesserati, stop ai camerieri volontari, stop ai turni di guardia notturna. Restano i ricordi delle foto che, anche pubblicate su Facebook, puzzano ancora di carne, braci e sudore, con il segretario nazionale o il leader di turno immortalati tra pentoloni da caserma, piastre ricolme di salsicce e costesine, e militanti con addosso l’orgogliosa cuffia da cuochi.

Finalissima del torneo di madrasso.
Finalissima del torneo di madrasso. (da Facebook)

Certo, “restano le sagre di paese e le feste parrocchiali. Ma noi eravamo proprio questo: eravamo popolari”. Per quasi metà della sua vita Gianluca Trabucco ha avuto una certa dimestichezza con le Feste (“ho iniziato nel ’97 quando ero segretario PDS della Cipressina…”).
Oggi è presidente della Municipalità di Chirignago- Zelarino e, tra un impegno e l’altro, accetta di concedersi una riflessione sul tema. In un certo senso è uno di quelli che è uscito con le ossa meno rotte di tutti dalla disfatta del PD alle elezioni amministrative. Ma si capisce lontano un miglio che non digerisce proprio per niente questa Caporetto delle Feste: “Ormai siamo al disarmo del partito: è subentrata nel tempo una classe dirigente con una concezione diversa dell’organizzazione e con quella punta di sarcasmo sintetizzata dalla domanda: il requisito per fare il dirigente di partito è quello di cucinare le costesine?”.

Giovani lavapiatti e camerieri.
Giovani lavapiatti e camerieri. (da Facebook)

Non sarà quello il requisito, ma sicuramente quella è stata una sorta di vivaio: “le Feste rappresentavano un momento nel quale si esprimeva uno spirito di servizio, in piena gratuità. Era un modo anche per attirare alcuni giovani che magari da quell’esperienza erano spinti ad iscriversi al partito e a fare attività”.

Così come per tutte le sconfitte, non esiste un unico motivo per spiegare questo tramonto:

Fine anni '60, Festa dell'Unità a Favaro Veneto: le cucine. (da www.abcveneto.com)
Fine anni ’60, Festa de L’Unità a Favaro: le cucine. (da http://www.abcveneto.com)

“la verità è che non ci sono più le forze in termini di militanti e volontari. Senza dimenticare l’aspetto economico: negli ultimi anni si andava in sostanziale pareggio o, al massimo, i circoli che organizzavano le Feste, anche in sinergia, riuscivano a dividersi poche centinaia di euro per fare poi attività. In proporzione allo sforzo conviene fare una cena di autofinanziamento. Il problema è comunque di tutta la provincia se pensiamo che un tempo si tenevano 40-50 Feste ed oggi si contano sulle dita di una mano. E pensare che con le Feste dell’Unità, negli anni ’70 a Zelarino e Cipressina si comprarono le sedi di sezione…”.

La domanda spontanea è: come si è arrivati al capolinea?

“Una volta la gente considerava le feste di partito come una sagra: tutti andavano alle Feste di tutti, dell’Amicizia, dell’Avanti, de L’Unità. Malgrado l’ideologia fosse viva, non c’erano barriere e questi appuntamenti venivano vissuti prima di tutto come momenti di aggregazione. Un po’ alla volta questa caratteristica è andata perduta e alla fine, a partecipare, erano rimasti solo i simpatizzanti stretti”.

Festa de l'Unità a Venezia nel giugno del 1953, presente il Sindaco Gianquinto. (da www.ierinadabala.org)
Festa de l’Unità a Venezia nel giugno del 1953, presente il Sindaco Gianquinto. (da http://www.ierinadabala.org)

Nel caso di Venezia ci sono motivi specifici di questo tramonto?

“Sicuramente abbiamo abbandonato la nostra anima popolare. Tralasciamo la questione ‘soldi’, che comunque la dice lunga sulla sproporzione di mezzi a disposizione, usati per fare campagna elettorale: la grigliata di fine campagna elettorale di Brugnaro è comunque emblematica. Nel senso che Brugnaro ha colto e stimolato un profilo popolare che noi abbiamo perso. Va anche detto che nel PD ci fu chi, parlando di candidati sindaci, aveva invocato una figura che avesse queste caratteristiche popolari…”.

Forse avrebbe ancora un senso un congresso organizzativo… Trabucco, di sponda bersaniana, non si sbilancia

Militanti, carne e sudore. (da Facebook)
Militanti, carni, braci e sudore. (da Facebook)

ma non le manda a dire: “l’ondata renziana ha avuto il suo peso nel provocare un processo di svilimento dei circoli, di sempre minor protagonismo degli iscritti e di rottura dei rapporti con i corpi intermedi, i sindacati, le associazioni… Le Feste reggevano anche perché gli iscritti erano motivati e a loro volta coinvolgevano anche chi stava fuori dal partito. E poi anche le primarie hanno avuto un loro effetto: gli stessi iscritti non hanno più sentito di avere un ruolo distinto e decisivo nelle scelte. Bersani a suo tempo tentò di porre la questione. Ora credo che Renzi dovrà porsi seriamente il problema di come andare avanti, cosa che ha promesso di fare”.

Trabucco con Pierluigi Bersani. (da Facebook)
Trabucco con Pierluigi Bersani. (da Facebook)

E le Feste? Si recupereranno? Trabucco allarga le braccia: “Non so… Se ci sarà un nuovo gruppo dirigente con la voglia di recuperare l’anima popolare del partito allora si potrà riprendere…. Vedremo…”.

Nel frattempo, una coincidenza. Il 18 luglio 2014 iniziava nel campo sportivo di Zelarino l’ultima Festa cittadina del partito. Il 18 luglio 2015 ci sarà la festa del Redentore: il sindaco Brugnaro ha annunciato più fuochi e più feste per tutti ‘al Parco di San Giuliano a Mestre, ad Asseggiano, a Malcontenta, a Favaro, oltre che a Pellestrina e al Lido, a Santa Maria Elisabetta’.

Chiudendo gli occhi sembra un vecchio elenco di Feste dell’Unità.
Così, da un anno per l’altro, fa un certo effetto.

2 pensieri su “VENEZIA, 2015: SPARISCE LA FESTA DE L’UNITA’. TRABUCCO: “ABBIAMO PERSO LA NOSTRA ANIMA POPOLARE”.”

Lascia un commento